Arte e Storia

Ultima modifica 11 maggio 2021

Itinerario Storico


Il Castello di Rottofreno
Le prime notizie riguardanti il castello di "Rotofredo" risalgono a un documento del 996 stilato per il duca di Milano, Filippo Maria Visconti. E’ noto che il complesso
castrense, già nel 1500, si presentava racchiuso in una cinta quadrata con torri rotonde agli angoli; in posizione mediana della cortina, rivolta a sud, era la torre di accesso munita di posterla e ponte levatoio. Verso Ovest, il recinto quadrilatero era diviso in due settori tramite un edificio che, partendo dalle immediate vicinanze della torre predetta, si saldava all’apposita cortina settentrionale. I fabbricati residenziali erano impostati nell’angolo nord-est del cortile, dove pure si ergeva il mastio, circondato su tre lati da un fosso, le cui acque erano alimentate dall’ampio fossato esterno.
Nel 1636, fu fortificato secondo l’architettura militare del l’epoca e messo in difesa dal Colonnello Gil de Has in soli 18 giorni, dopo la resa del Capitano Cristoforo Ferrari da Cortemaggiore che doveva difendere il castello, che così cadde in mano agli Spagnoli. Nel 1752 la Camera Ducale prese possesso della metà del fortilizio e feudo di Rottofreno, già proprietà di Francesco del Maino, deceduto senza prole. Attualmente l’edificio è di proprietà privata ed il suo stato di manutenzione è buono. (da "I Castelli Piacentini" di Carmen Artocchini, Tep 1983).

Chiesa Parrocchiale di San Michele (Rottofreno)
Dedicata anche a Sant’Elena, patrona insieme a San Michele, fra tutte le chiese del territorio comunale quella di Rottofreno è senza dubbio la più recente: fino al 1962 era ancora presente, infatti, l’antica chiesa parrocchiale che sorgeva a parte rispetto all’attuale edificio, parallelamente alla via Emilia; essa venne poi demolita per poter creare la piazza antistante al nuovo tempio.
L’attuale chiesa risale al periodo 1937-1954 ed è stata edificata su progetto dell’architetto piacentino Pietro Berzolla. L’edificio è a croce greca allungata nella parte dell’abside ed è costituito da un ampio spazio centrale sul quale poggia la cupola ottagonale; qui si raccordano tre bracci uguali voltati a botte. L’ingresso appare molto solenne in quanto preceduto da un pronao che poggia su quattro pilastri, ed anche perché sopra la porta principale risalta una grande statua di San Michele, opera del Perotti, scultore piacentino.
La chiesa è dedicata a questo santo particolarmente venerato dai Longobardi, e peraltro ciò costituisce un’ulteriore conferma del loro insediamento in zona. Per quanto riguarda Sant’Elena, altra dedicataria della chiesa, segnaliamo la presenza di una statua.
L’interno è abbellito da molteplici opere d’arte, in particolare le statue dei dodici apostoli, i ferri battuti, candelabri dell’artigiano locale Marazzi e le vetrate, eseguite su disegni del Ricchetti. Sulla destra della chiesa s’innalza un campanile di vaste proporzioni a base quadrata, costruito tra il 1960 ed il 1962; su di esso si nota una lapide che riporta la seguente citazione dantesca: "Perder tempo a chi più sa, più spiace" (Purgatorio, canto III, 78). Nella parte absidale della cripta si possono invece ammirare i bellissimi affreschi eseguiti dal Ricchetti nel 1943.
La chiesa di San Michele è oggi dotata di un ampio centro parrocchiale, la cui prima pietra è stata posta il 29 novembre 1997.

Chiesa Parrocchiale di San Nicola (San Nicolò)
La chiesa sorge lungo la via Emilia ed è orientata in direzione ovest, all’estrema periferia del paese. Di probabile periodo medioevale – là dove era anche l’ospedale di San Nicola, agibile già nel 1132 – ha subito vari rifacimenti e restauri fino a quando, nel 1664, ad opera del priore Antonio Mussi, ha assunto lo stile barocco.
Nel 1896 il tempio è stato allungato di ben dodici metri ed è stata rifatta la facciata, in stile neorinascimentale. La facciata è suddivisa in due parti da una cornice orizzontale: quella inferiore presenta una decorazione a lesene che inquadra i tre ingressi e due nicchie contenenti le statue di San Rocco e di San Giovanni Bosco, opere dello scultore Giovanni Perotti (1892-1977). Alla sommità si trova un classico timpano sormontato da un angelo.
L’interno si sviluppa in tre navate, una centrale molto ampia e di grande altezza e due laterali più ridotte. Il sistema di copertura è complesso in quanto la navata centrale presenta volte a botte alternate a soffitti simili a cupole ribassate, mentre le due laterali hanno volte a botte alternate a soffitti a vela. La volta della navata centrale è tutta affrescata, con tre scene sacre realizzate dal pittore milanese Mario Albertella, autore anche di altre opere presenti nella chiesa.
Sono inoltre presenti alcuni interessanti affreschi del pittore Luciano Ricchetti – fra i quali la Crocifissione e l’Ultima cena – ed un’opera del piacentino Emilio Perinetti. Il quadro più antico è di un pittore ignoto del Seicento, e raffigura San Nicola mentre resuscita tre bambini. Presso la chiesa è inoltre custodito un antico organo Serassi risalente al 1819, interamente restaurato; è stato ristrutturato anche l’abside, per riportare alla luce i colori originali del 1696. Sono stati infine fissati e restaurati i decori presenti sulla volta, mentre le lesene (colonnette laterali) sono state riportate allo stato originale.

Villa Jemmi (San Nicolò)
L’edficio venne realizzato nei primi anni del Novecento da Romeo Jemmi, che affidò il progetto al perito Giovanni Beotti ed incaricò della costruzione l’impresa edile Cesare Chiesa. Abbellimenti e decorazioni furono affidati ad alcuni decoratori milanesi ed artigiani locali. L’esterno è caratterizzato da un loggiato con terrazza sorretto da colonnine leggere; l’interno presenta soffitti che richiamano le inferriate esterne. Villa Jemmi presenta elementi caratteristici dello stile Liberty, tipico degli anni Venti, frammisti a particolari di Art-Decò (movimento artistico tipico degli anni Trenta): è un esempio di architettura borghese realizzata con particolare raffinatezza e priva di eccessi decorativi.

Villa Celli (San Nicolò)
Si tratta di una villa di costruzione settecentesca, realizzata in origine con stile di casa signorile di campagna, dotata di un corpo centrale avanzato e di due ali laterali basse con terrazza. Nel 1856 l’edificio, che apparteneva al conte Antonio Soprani, fu acquistato dal marchese Pavesi Negri, che vi soggiornò in occasione delle vacanze e nei mesi estivi, ospitando noti personaggi come il poeta Aleardo Aleardi ed il pittore piacentino Paolo Bozzini. Nel 1889 la villa venne acquistata da Cesare Celli, che la ristrutturò dandogli l’aspetto attuale.
Le trasformazioni di fine Ottocento resero l’edificio più appariscente, soprattutto per l’apposizione di una decorazione a balaustra che si estende lungo la linea di gronda ed è arricchita da cinque grandi statue. Al lato sud-est venne aggiunta una torretta suddivisa in tre terrazze quadrate corrispondenti ai singoli piani. La villa è posta in un grande parco, che si presume di origine tardo settecentesca, in cui si possono notare varie conifere, cedri del Libano ed altri alberi ad alto fusto; un tempo vegetavano perfino le palme.

Il Castello di Santimento
Il castello, sottoposto nel tempo a varie alterazioni, specie nei locali interni, conserva all’esterno molti elementi originali, in particolar modo sul fronte principale dove il solido mastio a sezione quadrata, impostato a filo della facciata, è fronteggiato da un’altra torre più bassa e con funzione di posterla. Alla sua base si apriva l’ingresso con il ponte ed il ponticello levatoi, che superavano fossato corrente tutt’attorno all’edificio; sopra gli incastri del ponte levatoio si nota un caratteristico fregio di mattoni in rilievo disposti a dente di sega. (da "I castelli Piacentini" di Carmen Artocchini, Tep 1983).

Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (Santimento)
Splendido esempio di arte barocca, presenta una facciata monumentale alta 36 metri, un elegante portale ed una torre molto ben proporzionata dal punto di vista architettonico. La fondazione della chiesa attuale risale all’anno 1690 sui resti della più antica costruzione del 1291, sempre dedicata a San Giovanni Battista.
Lo stesso Santo è raffigurato in un dipinto su tela custodito nella chiesa ed eseguito nel 1885dal pittore piacentino Francesco Ghittoni. Si possono ammirare tante opere, tra cui ricordiamo l’altare maggiore in marmi pregiati donato dal Vescovo De Beaumont in epoca napoleonica, ornato anteriormente da una pregevole scultura lignea raffigurante l’Ultima cena, dello scultore Luciano Lodola; lo splendido crocifisso del 1600; la Via Crucis scolpita nel legno dallo scultore Luigi Ferrari nel 1844; infine, altre sculture in legno del Seicento e del Settecento e preziosi calici finemente lavorati, ancora di epoca settecentesca. Completa il complesso parrocchiale la torre campanaria del 1625, che ben si inserisce nell’ambiente circostante.

Chiesa di Santa Maria della Neve (Centora)
Il tempio fu costruito nell’Ottocento. Retto originariamente dai monaci Benedettini, era intitolato a San Bartolomeo; in seguito la chiesa, dedicata alla Madonna della Neve, passò agli Olivetani di San Sepolcro.
All’interno si trova uno splendido organo, che è stato oggetto di studio da parte di esperti del settore. Lo strumento, opera di un costruttore ignoto, sembra risalire al primo Ottocento e ha dimensioni da organo positivo; fu venduto nel 1858 alla parrocchia di Centora da quella di Gossolengo, con il benestare del Consiglio parrocchiale, per 184 lire. Dispone di una tastiera con 50 tasti ed ha i registri disposti su una colonna a destra dell’esecutore, mentre la pedaliera è a leggio con nove pedali. Sull’anta della segreta si nota la scritta “1800”.

Chiesa della Madonna del Pilastro (località Pilastro)
La chiesa della Madonna del Pilastro è situata all’estremo sud del Comune di Rottofreno, sul confine con il Comune di Gragnano Trebbiense. Secondo un’antica tradizione, la sua origine è legata alla vicenda di una pastorella sordomuta guarita per miracolo dalla Madonna, apparsa in tale luogo sul finire del Trecento. L’evento prodigioso è stato immortalato sulla volta del tempio dal pittore triestino Pittaco.
Molto interessante l’artistica immagine della Madonna con Bambino, datata inizio Quattrocento, probabilmente opera di un pittore emiliano itinerante di passaggio, affrescata su di un antico pilastro, da cui deriva il toponimo. L’antica cappella è stata poi sostituita dall’attuale Santuario di origine seicentesca (1616-57), e presenta una struttura a un’unica navata con presbiterio adorno di pregevoli dipinti appartenenti alla Scuola del Bibiena (secoli XVII-XVIII). La Soprintendenza delle Belle Arti di Parma ha elencato tali opere fra i più pregevoli capolavori pittorici della pianura trebbiense.
Il Santuario è dedicato alla protezione dei pericoli della strada e alla memoria delle vittime di sciagure stradali, che vengono commemorate, ogni anno, nella terza domenica di settembre.


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